Presentazione della Campagna Nazionale Tutela Latte Materno da inquinanti – Dr Burgio

Stop Now Blog – No Toxic Info

Dall’archivio video di ISDE Lunedì 19 Marzo 2012, Sala Stampa Camera Deputati Roma. Presentazione della Campagna Nazionale Tutela Latte Materno da inquinanti

Abbiamo avvelenato l’alimento più sacro al mondo: il latte materno. Tuttavia esso è l’antidoto migliore per il piccolo e rappresenta il miglior antidoto contro gli inquinanti.
La situazione è grave, specie in Italia, tuttavia dobbiamo continuare ad allattare. Assolutamente! Il latte materno rappresenta la miglior difesa e sostegno per il bebè, ma occorre ridurre immediatamente il carico di inquinanti che ogni giorno gli adulti riversano nell’ambiente.

 

Fonte: ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente

Il fluoro ufficialmente classificato come una neurotossina dal più prestigioso giornale medico del mondo

Stop Now Blog – No Toxic Info

Il movimento per rimuovere il fluoruro di sodio industriale dall’approvvigionamento idrico mondiale sta crescendo negli ultimi anni, con le evidenze in uscita contro l’additivo provenienti da diverse fonti.

Ora, un rapporto della più antica e prestigiosa rivista medica mondiale, The Lancet, ha ufficialmente classificato il fluoruro come una neurotossina, nella stessa categoria dell’arsenico, del piombo e del mercurio.

FLUORURO

Stop Now aveva già dato conto del report  di The Lancet in questo articolo sottolineando come Il numero delle sostanze chimiche industriali note per danneggiare lo sviluppo del cervello si sia duplicato negli ultimi 7 anni.

Come osservato nel sintesi della relazione, una revisione sistematica ha individuato cinque diverse sostanze chimiche industriali analoghe alle neurotossine evolutive: piombo, metilmercurio, policlorobifenili, arsenico e toluene.

La sintesi prosegue affermando che sono ora anche stati identificate sei ulteriori neurotossine evolutive: il manganese, il fluoruro, il clorpirifos, il diclorodifeniltricloroetano, il tetracloroetilene, e gli eteri di difenile polibromurato.

Continua a leggere

Andare in bicicletta e correre in una città inquinata fa male?

Stop Now Blog – No Toxic Info

Questo è un post pubblicato ieri da  Giovanni Vonghia, attivista e ciclista del gruppo Friend’s Bike, preoccupato degli effetti che l’inquinamento ambientale può avere sulla saluta di chi fa sport in una città come Brindisi:

Questa sera a Brindisi aria irrespirabile, almeno per me, non so per voi. Vento da Sud-est, traffico impazzito, ho avuto la sventura di percorrere di corsa la salita di via Provinciale San Vito.
Mi chiedo da cittadino profano, è possibile conoscere il livello di benzene e di altre porcherie nell’aria? E’ da “folli” proporre le targhe alterne a Brindisi?
Perché, oltre agli scarichi in atmosfera della grande industria, sulla cui incidenza sulla salute della cittadinanza si chiede da oramai due anni vanamente un’indagine epidemiologica, dobbiamo sopportare l’ulteriore supplizio di un traffico veicolare smodato e invadente?

Gli interrogativi sono legittimi: se corro, marcio, vado in bici in una città ad alto inquinamento ambientale come la nostra Brindisi ne traggo beneficio o sto danneggiando maggiormente i miei polmoni?

La ricerca collega l’esercizio sportivo con un miglioramento della memoria, dell’umore e della chiarezza mentale. Ma un nuovo studio in Medicine & Science in Sports & Exercise riferisce che praticare sport in una zona urbana inquinata potrebbe diminuire la positiva spinta che si avrebbe normalmente nel cervello con un allenamento. Perché? L’esercizio sportivo rende la respirazione più veloce e più profonda, cosa che significa inalare più aria, e tutto ciò che contiene. Questo espone il corpo (e il cervello) a più tossine.

“Un adulto respira in media dai 6 ai 9 litri di aria al minuto, che aumenta fino a 60/80 litri durante una corsa, quindi aumenta l’introduzione nell’organismo di polveri sottili e ultrafini in grado di raggiungere le più fini diramazioni bronchiali e coronariche”

Queste esposizioni possono portare ad una maggiore probabilità di malattie cardiache e polmonari. La ricerca dimostra che le donne sono le più esposte.

Nessun ricercatore ovviamente consiglia agli sportivi che vivono in siti inquinati di smettere praticare la loro attività all’aperto, ma gli scienziati sollecitano attenzione e pianificazione.

Runner’s World and Active.com ha raccolto una serie di consigli e  precauzioni durante la pratica di sport all’aperto. Alcuni purtroppo non sono praticabili nella nostra città per la atavica mancanza di dati sulla qualità dell’aria.

  • Controllare lo stato della qualità dell’aria prima di uscire ed evitare di praticare sport all’aperto se le condizioni non sono ottimali
  • Stare lontano, se possibile, da auto e gas di scarico
  • Evitare di correre o andare in bici vicino ad autostrade e su strade molto trafficate, soprattutto nelle ore di punta. Pianificare percorsi alternativi
  • Evitare di correre o pedalare su strade polverose, nei giorni di vento evitare strade sterrate
  • Scegliere percorsi nei parchi o vicino all’acqua
  • Evitare assolutamente percorsi vicino alle fonti inquinanti (industrie, allevamenti industriali, centrali elettriche)
  • Preferire le ore del mattino, prima che la qualità dell’aria peggiori

Ultimo, ma forse, più importante, suggerimento che viene dato a chi ama correre o andare in bicicletta è quello di impegnarsi in prima persona nei movimenti che lottano per la difesa dell’ambiente e la protezione della qualità dell’aria. I benefici dello sport all’aria aperta superano di gran lunga i rischi, ma  i corridori (e tutti) devono preoccuparsi dell’inquinamento atmosferico e pretendere aria pulita.

FONTE: http://non-toxickids.net/2013/04/running-and-air-pollution.html

Torniamo a una dieta con meno alimenti industriali, del pediatra dr Eugenio Serravalle

Stop Now Blog – No Toxic Info

Esaltatori di sapidità, coloranti, aromi, conservanti, stabilizzanti, acidificanti, antiossidanti.

E’ questo l’elenco degli additivi alimentari che ho trovato in una confezione di tortellini. Sono solo alcuni dei tanti che assumiamo tutti i giorni, anche se cerchiamo di essere consumatori vigili e attenti. Gli additivi sono “sostanze prive di potere nutritivo o impiegate a scopo non nutritivo, che si aggiungono in qualsiasi fase di lavorazione alla massa o alla superficie degli alimenti, per conservarne nel tempo le caratteristiche chimiche e fisiche, per evitarne l’alterazione spontanea o per impartire ad essi, oppure per esaltarne favorevolmente particolari caratteristiche di aspetto, sapore, odore e consistenza” (DM 31/3/1965). Non è raro che revisioni periodiche mettano al bando alcuni prodotti perché si scopre, anche dopo anni di utilizzazione, essere nocivi, o tossici o cancerogeni o mutageni.

L’uso degli additivi è consentito solo dopo aver appurato la Dose giornaliera Ammissibile (DGA), la quantità tollerabile di una sostanza che un uomo, in base al suo peso, può assumere giornalmente e per tutta la vita senza effetti avversi riconoscibili in base allo stato attuale delle conoscenze. Si calcola con questa formula: DGA = NOAEL/SF. NOAEL indica la “dose senza effetto avverso osservabile”, parametro basato su osservazioni o test che esprime la dose massima che può essere somministrata senza apprezzabili effetti tossici. Si esprime in mg/Kg p.c./die (milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo al giorno). SF è il fattore di sicurezza; varia da 10 a 1000. Il presupposto è che l’ uomo sia 10 volte più sensibile della specie animale più sensibile sulla quale la sostanza è stata sperimentata. Se le informazioni sulla tossicologia della sostanza in esame non sono esaurienti, si assume un SF uguale a 100. Se non esistono dati attendibili, si assume un SF uguale a 1000. La DGA viene espressa in mg/Kg di peso corporeo/die.

Io cerco di controllare le etichette, seguendo i consigli di Michael Pollan, evitando cibi che contengano ingredienti sconosciuti, dai nomi impronunciabili, o più di cinque ingredienti, o quelli che pubblicizzano effetti sulla salute.

Torniamo a una dieta con meno alimenti industriali. Mangiamo solo cose che la nostra bisnonna riconoscerebbe come cibo.

Trovato erbicida tossico della Monsanto nel latte materno

Stop Now Blog – No Toxivc Info

Ancora sul glifosato, il Roundup, la Monsanto e i danni sui bambini 

Solo pochi giorni fa avevamo dato notizia in un nostro articolo delle dichiarazioni della  Dr Stephanie Seneff che denunciava con forte preoccupazione una correlazione molto coerente tra l’uso crescente e massivo in agricoltura del Roundup  (un erbicida scoperto e prodotto dalla Monsanto il cui principio attivo è il glifosato) e i tassi crescenti di autismo, che già dobbiamo tornare sull’argomento.

Proprio negli scorsi giorni, infatti, l’Environmental Protection Agency – EPA, l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, ha incontrato una delegazione di scienziati, ambientalisti e madri che hanno mostrato una forte preoccupazione a causa di tracce di glifosato trovate nel latte materno, proprio quel glifosato che, ripetiamo è il componente principale del Roundup, l’erbicida della Monsanto più popolare al mondo.

Da anni gli scienziati studiano le conseguenze che questa sostanza può comportare sull’uomo. Si parla di malformazioni, problemi gravi ai reni, interferenze con le funzioni riproduttive, aumento di rischio di Parkinson e di casi di autismo nei bambini.

Un gruppo di madri, presenti all’incontro, le Moms Across America, ha chiesto un intervento immediato e un ritiro del Roundup. Il glifosato è attualmente sotto osservazione dell’EPA che entro il 2015 dovrà determinare se il suo uso debba continuare così com’è, essere limitato o addirittura sospeso.

Mentre la Monsanto continua a sostenere invece che il glifosato è stato ampiamente studiato ed è sicuro ed efficace, il movimento Moms Accross America annuncia entro l’anno uno studio sulla presenza di questa sostanza chimica nel latte materno negli Stati Uniti. I test eseguiti hanno finora rilevato la presenza di alti livelli glifosato in tre campioni su dieci di latte materno analizzato. Le analisi su 35 campioni di urine, invece, hanno evidenziato la presenza di residui di glifosato dieci volte superiori a quelli rilevati lo scorso anno da un’indagine analoga.

Non rimane che amaramente costatare che si è riusciti ad avvelenare anche l’alimento più sacro al mondo: il latte materno. Occorre difenderlo!

Ornella T.